Le leggende dello skate "Lords of Dogtown"
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California anni Settanta, capelli lunghi, Vans distrutte, giornate tutte uguali tra fischi alle ragazze di Venice Beach e tavole da surf sotto braccio, in attesa di onde per dimostrare libertà e originalità. Una vita borderline, a petto nudo, con il sole o con la luna, e con le regole come qualcosa da superare. Così il film “Lords of Dogtown” racconta la storia avventurosa e spontanea di tre ragazzi di Dogtown, West Los Angeles quasi cinquant’anni fa, che grazie alla loro spontaneità, amicizia, libertà ed originalità riscrissero le leggi dello skate, partendo da quelle del surf. Non più in acqua appunto ma sull’asfalto, visto che in quell’anno ci fu in California una crisi di onde e di conseguenza una crisi di surf. Quindi da quel giorno e grazie ai mitici Z-boys incominciò l’era delle ginocchia sbucciate, un vero e proprio sconvolgimento e si sa ogni rivoluzione porta cicatrici. Quel clan di surfisti, i leggendari Z-Boys, coniarono i fondamentali di un nuovo modo di concepire lo skate, aggressivo e sfrontato, piroette impossibili e trick. I tre protagonisti e pionieri erano i fenomeni Stacy Peralta, Jay Adams e Tony Alva.
La pellicola traccia il percorso della rivoluzione, dall’idea agli esperimenti, fino alle gare, al trionfo, alle rotture. C’è la brutale e libera California anni Settanta, c’è la controcultura di un popolo che non si arrende, ci sono le piroette illegali nelle piscine dei ricchi di Beverly Hills, svuotate dalla siccità del ’75, e c’è il mitico Jeff Ho & Zephyr Shop di Skip Engblom (interpretato dal fenomeno Heath Ledger) reso il quartier generale di Peralta, Adams e Alva.
Proprio il personaggio di Skip Engblom, interpretato in modo fenomenale da Heath Ledger, fu decisivo come mentore, matto e affascinante, dei giovani skater. Si tratta di una figura esplosiva che caratterizza inevitabilmente l’intero film. La presenza di Heath Ledger permette alla pellicola di sollevarsi e infatti dopo la sua morte in tanti hanno sottolineato come si sia preparato in maniera maniacale a questa interpretazione riuscendo a ricalcare la cadenza e la presenza fisica del vero Skip Engblom.
La loro storia è stata anche raccontata, qualche anno prima del celebre film, in un documentario del 2001 “Dogtown and Z-Boys” diretto da Stacy Peralta.
“Lords of Dogtown” è un film inondato da un’atmosfera di divertimento, azzardo e malinconia. Molti degli Z-Boys infatti, oltre Peralta, hanno collaborato con la produzione, partecipando dietro le quinte. Un film che esalta le necessità, divenute virtù, di chi non riesce a stare fermo un attimo, testimoni chiave di un passaggio culturale, non solo legato allo skate, che ancora oggi rimane fondamentale e a tratti inspiegabile.
Tra un brano di Jimi Hendrix (Voodoo Child sui titoli di testa vale il film) e una canzone di Joe Walsh, e poi Bowie a tutto volume, con la macchina da presa della Hardwicke appiccicata ai volti dei protagonisti e alle ruote delle tavole, Lords of Dogtown riesce a far innamorare dello skate anche chi non sa nemmeno andare in bicicletta.
Rimarrete per forza legati e affascinati dal trio tanto geniale quanto, irrimediabilmente, destinato a spaccarsi. Perché il mondo, scopriranno i tre protagonisti, è asservito ad un unico e solo dio: il denaro. Peralta, Alva e Adams (quest’ultimo scomparso nel 2014 per un attacco cardiaco, purista dello skate che condannava l’influenza commerciale), in bilico tra ruote, tavola e strada in una simbiosi che li avrebbe portati ad essere i re di un’intera generazione. Assolutamente imperdibile.
La storia di “Lords of Dogtown” alla fine ci lascia, oltre ad un filo di tristezza, la voglia di essere spontanei e liberi, il desiderio di scrivere il proprio destino ascoltando solamente l’istinto e la propria moralità senza minimamente curarsi del giudizio degli altri ma andando avanti per la propria strada con un’incredibile semplicità e maturità.