Semplice come dire “CIAO”

Semplice come dire “CIAO”

 

Il primo Piaggio “CIAO” fu presentato a Genova l’11 ottobre 1967 e grazie alla sua originalità e semplicità fu prodotto ininterrottamente fino al 2006.

In realtà bisogna andare al 1955 per trovare un primo prototipo del Ciao, che però non arrivò mai alla produzione; quel progetto era firmato da Corradino d’Ascanio, lo stesso progettista della Vespa e dell’Ape.

ll suo funzionamento era, allo stesso tempo semplicissimo e geniale per il tempo. A condizioni normali il Ciao funzionava come un normale ciclomotore a trasmissione automatica: si accelerava e si frenava, niente di più. Ma, qualora fosse terminata la miscela, era possibile svincolare la ruota posteriore dalla trasmissione tramite un pulsante e, agendo sui pedali come una qualsiasi bicicletta, proseguire la marcia, seppur con non poca fatica visti i 40 kg di peso del motorino. Ai tempi, infatti, non era poi così inusuale incontrare qualche anonimo sventurato impegnato in estenuanti pedalate per raggiungere il primo distributore e fare miscela.

Già dagli anni Settanta, la Piaggio investì molto sulla pubblicità del Ciao, sviluppando una iconografia diretta a raggiungere i più giovani. In particolare, uno dei manifesti più riusciti fu quello delle “sardomobili“, una definizione della scomoda auto, dove il guidatore era chiuso come in una scatola di sardine.

Produssero molte versioni del Ciao ma sicuramente la più rara e ricercata dai collezionisti è quella dedicata ai Mondiali di calcio svolti in Italia nel 1990, quello di “Notti Magiche”; non era altro che un “Ciao PX” azzurro con plastiche bianche e adesivi tricolori con il logo “Italia ’90”.

Il “Ciao Italia ’90” è stata una grande trovata pubblicitaria da parte di Piaggio, anche perchè “Ciao” era il nome della mascotte della manifestazione; l’idea è stata ripresa molto più recentemente da Fiat con la loro “Pandazzurri”.

Insomma, il Ciao è stato per milioni di ragazzi il primissimo mezzo di locomozione a motore, la prima brezza di libertà dai genitori, le prime girate con gli amici o da soli; una Leggenda su due ruote. Inoltre lo chiamarono Ciao perché era il nuovo arrivato. Come fosse l'amico che fa tardi al bar e saluta tutti. Doveva parlare a un mondo che ne aveva le tasche piene di tromboni e baroni e che voleva darsi finalmente del tu. 

Una vera e propria rivoluzione.

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